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Ascoltare: significato, tecniche e suggerimenti per imparare (davvero)

Aggiornamento: 17 nov 2020

Mettersi da parte e lasciare spazio, non concentrarsi su quello che intendiamo replicare durante una conversazione ma piuttosto ascoltare senza “spingere” il proprio punto di vista.

Davvero lo fai già?

Ascoltare vuol dire capire, comprendere fino in fondo, immergersi nell’interlocutore.



Come quando metti le orecchie sott’acqua e tutti i suoni ti arrivano amplificati.

Il resto è solo un esercizio mnemonico, un gioco da ragazzini. Come faceva mio fratello da piccolo che, se gli facevi notare che non ti stava ascoltando, ripeteva le ultime frasi che avevo detto. Che nervi!

Ora non lo fa più, dopo gentili richieste di anni.

E tu cosa ricordi del senso profondo dell’ultima conversazione che hai avuto?

Prova a non pensare a quello che dirai e ascolta quello che gli altri ti stanno dicendo: le tue conversazioni diventeranno molto più snelle e ricche di significato.


Nessuno si confida con te e a volte ti senti come se stessi rientrando sulla Terra da un altro mondo?

Cos’hai di sbagliato?

Nulla. A parte che non ascolti e le persone se ne sono accorte (primo caso) e anche tu (secondo caso)

C’è una soluzione: impegnarsi attivamente ad ascoltare migliorerà le tue relazioni interpersonali e arricchirà il tuo modo di esperire il mondo intorno a te.

Come farai?

Elimina tutte le distrazioni (TV, PC), dai completa attenzione a chi ti sta parlando e smetti di fare quello che stavi facendo. E' molto difficile ascoltare veramente ciò che ti dicono quando sei immerso in altro che richiede a sua volta attenzione.

Spoiler: nessuno di noi è davvero multitasking, non illuderti di essere una rarità con questa dote.

Due tip: vai in un posto dove non possono distrarti e scegli di stare all’aria aperta, ci sono meno distrazioni.



Accettare, dare valore, riconoscere la dignità dell’altro: ascoltare significa anche questo.


Spesso si scambia l’ascoltare con il comprendere le parole.


E’ importante, al contrario, comprendere (anche) le emozioni e il non detto. Saper ascoltare veramente genera fiducia e accoglienza.


A differenza di ciò che verrebbe spontaneo pensare, l’ascolto non è sinonimo di passività. È necessario rimanere in silenzio, osservare attentamente anche il linguaggio non verbale (postura, gestualità) e adottare un ascolto attivo.


Solo una riflessione in più sul silenzio.

Spesso lo intendiamo come un “fare silenzio”, quindi quasi produrlo esternamente per dare la possibilità all’altro di ascoltare. In realtà, il silenzio dovremmo farlo anche internamente: non farci assalire da altri pensieri (di replica o di giudizio) rispetto a quello che sta dicendo l’altra persona sarebbe il primo passo!


Che ne pensi? Tu riesci a fare silenzio?

Che cosa vuol dire ascolto attivo?

Una persona che ti sta ascoltando attivamente ripete il concetto con le sue parole per avere conferma di averlo capito e fa domande per “generare chiarezza” - si dice in gergo - rispetto a cosa l’altro intende dire.

Serve impegno? Beh, direi di sì.

E servono anche delle competenze.

Sicuramente non serve giudizio.

Solo alla fine, rispettando la posizione dell’altro, potrai esprimere quello che pensi.


Attenzione!

Questo aspetto non si applica nel coaching: il Coach non dirà al Coachee quello che pensa. Il centro del processo è sempre il Coachee e sarà lui stesso a parlare, esprimere e scoprire cose sempre nuove di se stesso.


Perché nel coaching “non vale” che sia il Coach a esprimere quello che pensa?

Perché, semplicemente, il Coach non dà consigli e non propone soluzioni.

Ma niente paura, perché il meccanismo che scatta è identico a quello che avrai anche tu nelle dinamiche relazionali: parlare con qualcuno permette di trovare da soli soluzioni ed elaborare nuovi piani d’azione prima nemmeno immaginati.


E tu credi di avere un ascolto attivo? Ci provi e no ci riesci?


L’ascolto fa bene a chi è ascoltato e fa bene a chi ascolta

Oltre a capire e poter aiutare l’interlocutore, ascoltare un’altra persona può arricchirti in termini di competenze e conoscenze che possono essere messe a frutto anche in altre occasioni.

Una volta ho letto una sorta di mini classifica dei buoni ascoltatori.

Sul podio: chi è timido e chi ama.

La categoria “chi è timido” non so se mi sia piaciuta, proprio come concetto. In buona sostanza il punto era questo: il timido ha meno problemi a fare silenzio dentro di sé, perché da sempre è abituato a mettere in secondo piano le proprie idee. Come Coach, l’istinto sarebbe quello di abbracciare tutti i timidi e far loro da supporto perché si esprimano tutte le volte che vogliono, ma questa è un’altra storia!

L’altra categoria che sa ascoltare è “chi ama” una persona e vuole il suo bene, in questo modo sarà più semplice mettersi da parte e ascoltare, appunto.

L’ultima categoria la aggiungo io: i Coach. L’ascolto lo abbiamo per indole e lo coltiviamo ogni giorno. Ed è un vantaggio anche per chi ci sta attorno (messaggio nemmeno tanto sottile per il mio fidanzato).




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