Non giudico, non do consigli, tutelo la privacy dei miei clienti e faccio domande per aiutare le persone ad agire quello che magari fino a prima della sessione era solo “potenziale”. Di questa frase super riassuntiva delle mie responsabilità – che sono, più in generale, le responsabilità di un Coach - vorrei soffermarmi sull’aspetto delle domande.
In coaching, le domande sono dette “domande potenti”.
“E che potere hanno?” ti starai chiedendo. Semplice.
Le domande potenti bloccano il tempo per un attimo e fanno soffermare il Coachee sulla risposta che darà. In gergo si dice che le domande vengono “depositate”. Il risultato di una domanda potente depositata è il silenzio.
Si tratta di un silenzio carico di pensieri e riflessioni.
Un Coach dovrà solo avere la pazienza di aspettare e poco, pochissimo dopo il silenzio si trasformerà in risposte, illuminazioni, soluzioni, visioni. Il silenzio si trasforma in #idee nuove e nuove consapevolezze.
E tutto ciò avviene davanti agli occhi del Coach che osserva e ascolta ammirato la risposta, frutto di una semplice domanda breve e diretta.
Cosa vorrei che tu ricordassi di questo post, anche se non sei un Coach? Che le persone rispondono alle domande.
Tu fai la domanda – breve, diretta – e la gente risponde.
Devi solo imparare ad ascoltare davvero, essere pronto alle risposte, non credere di conoscerle già.
Se c’è una cosa che ho imparato facendo la Coach è questa: siamo sempre pronti a dire (o pensare) “ so dove vuoi arrivare” e interrompere chi si sta aprendo a noi.
Da oggi, prova ad ascoltare, vedrai che meraviglia!
Comments